Cuglieri. Nella Notte Santa la vitalità del presepe

di Angelo Aru

La famosa poesia di Guido Gozzano racconta le ultime ore trascorse tra l’arrivo a Betlemme di Giuseppe e Maria e la nascita del Bambinello. Tre amiche di Cuglieri – Giuseppina, Francesca e Daniela – negli ultimi ogni del mese di Novembre, tra una chiacchierata e l’altra hanno iniziato a pensare: “Ma occannu, po Nadale ite faghimos?” (trad. “Che cosa facciamo quest’anno a natale?”). Dopo diverse riflessioni Daniela propone di mettere in scena la famosa poesia del Gozzano “la Notte Santa”. Detto fatto, le tre amiche, supportate da altre signore del paese, iniziano a progettare nei minimi dettagli la Santa Rappresentazione. Si trovano i siti delle 5 taverne, si trovano le comparse, Maria con Giuseppe e l’asinello. Si coinvolge il parroco don Mario e l’Amministrazione comunale. Si procurano le autorizzazioni, tramite l’associazione Amsicora. Si sceglie come data il 18 Dicembre 2021 e si prevede l’inizio dopo la Novena di Natale. Tutto facile? Assolutamente no. Le tre amiche procurano vecchie lenzuola e tovaglie, vecchie tende e stoffe varie e, sempre coadiuvate da altre signore volenterose e disponibili, iniziano a preparare, tagliare, cucire, rammendare quasi come un lavoro di altri tempi. Eccoli pronti, dopo giorni e giorni di attività sartoriale, 70 abiti fedeli a quelli dell’epoca, semplici e umili, con colori tenui e discreti. Le vie del paese, attorno alla nostra Basilica, con i viottoli illuminati da flebili fiaccole, sono animate dalle comparse e dalle varie botteghe preposte alla vendita di pane, carne, pesce, frutta verdura e latte. Ci sono anche il calzolaio, il falegname e la massaia. Tutto appare perfetto grazie al lavoro dei tanti volontari e l’atmosfera, come d’incanto, diventa magica. C’è movimento e fervore a Betlemme per il censimento voluto dagli occupanti Romani. Giuseppe e Maria con l’umile asinello attraversano in religioso silenzio le stradine acciottolate, si ode solo il suono melodioso di su pippiolu del maestro Eugenio. L’atmosfera è intrisa di poesia e di armonia Natalizia. Ecco, bisogna fare presto, Maria sente che è arrivata l’ora. (Mt 1, 23: Ecco la Vergine partorirà un figlio ed egli sarà chiamato Emmanuele) Il Gozzano, nella sua opera, immagina Giuseppe e Maria alla ricerca di una Locanda dove riposare e partorire, ma dopo avere bussato inutilmente a quella del “Caval grigio”, “del Moro”, del “Cervo bianco” e dei “Tre merli” non trovano nulla, neppure nella locanda “di Cesarea”, l’ultima di Betlemme. Esausti e preoccupati del loro peregrinare invano, scorgono una grotta adibita a stalla. Scende la neve e l’unico tepore viene dall’asinello e da un bue trovato nella stalla. «Alleluia, Alleluia… è nato il Bambinello!» ecco la Chiesa tra la gente. La tradizione è rispettata, una fede popolare traspare dai volti delle persone che hanno trascorso una serata breve, ma intensa e piena di emozioni.

LA NOTTE SANTA

di Guido Gozzano

– Consolati, Maria, del tuo pellegrinare!
Siam giunti. Ecco Betlemme ornata di trofei.
Presso quell’osteria potremo riposare,
ché troppo stanco sono e troppo stanca sei.

Il campanile scocca
lentamente le sei.

– Avete un po’ di posto, o voi del Caval Grigio?
Un po’ di posto per me e per Giuseppe?
– Signori, ce ne duole: è notte di prodigio;
son troppi i forestieri; le stanze ho piene zeppe

Il campanile scocca
lentamente le sette.

– Oste del Moro, avete un rifugio per noi?
Mia moglie più non regge ed io son così rotto!
– Tutto l’albergo ho pieno, soppalchi e ballatoi:
Tentate al Cervo Bianco, quell’osteria più sotto.

Il campanile scocca
lentamente le otto.

– O voi del Cervo Bianco, un sottoscala almeno
avete per dormire? Non ci mandate altrove!
– S’attende la cometa. Tutto l’albergo ho pieno
d’astronomi e di dotti, qui giunti d’ogni dove.

Il campanile scocca
lentamente le nove.

– Ostessa dei Tre Merli, pietà d’una sorella!
Pensate in quale stato e quanta strada feci!
– Ma fin sui tetti ho gente: attendono la stella.
Son negromanti, magi persiani, egizi, greci…

Il campanile scocca
lentamente le dieci.

– Oste di Cesarea… – Un vecchio falegname?
Albergarlo? Sua moglie? Albergarli per niente?
L’albergo è tutto pieno di cavalieri e dame
non amo la miscela dell’alta e bassa gente.

Il campanile scocca
le undici lentamente.

La neve! – ecco una stalla! – Avrà posto per due?
– Che freddo! – Siamo a sosta – Ma quanta neve, quanta!
Un po’ ci scalderanno quell’asino e quel bue…
Maria già trascolora, divinamente affranta…

Il campanile scocca
La Mezzanotte Santa.

È nato!
Alleluja! Alleluja!

È nato il Sovrano Bambino.
La notte, che già fu sì buia,
risplende d’un astro divino.
Orsù, cornamuse, più gaje
suonate; squillate, campane!
Venite, pastori e massaie,
o genti vicine e lontane!

Non sete, non molli tappeti,
ma, come nei libri hanno detto
da quattro mill’anni i Profeti,
un poco di paglia ha per letto.
Per quattro mill’anni s’attese
quest’ora su tutte le ore.
È nato! È nato il Signore!
È nato nel nostro paese!
Risplende d’un astro divino
La notte che già fu sì buia.
È nato il Sovrano Bambino.

È nato!
Alleluja! Alleluja!

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