Via Crucis a Sindia | Con Gesù su due ruote: “mai stata così vera e piena di gioia”

di Gabriele Pisanu

Gesù in sedia a rotelle è possibile? È questa l’immagine che ha accompagnato la Via Crucis dei giovani di Sindia. Le vicende della passione di Cristo, rappresentata come ogni anno dai giovani di AC, ha avuto come protagonista Pietro Paolo che, impersonando Gesù, ha percorso le vie del paese portando la croce sulla sua carrozzina. Ha imbracciato la croce, essendo lui il ragazzo scelto quest’anno per interpretare il ruolo di Cristo. «Si sono organizzati loro, i giovani di AC – dice il padre di Pietro Paolo, Angelo –  giorni e giorni di preparazione per preparare la scena e la logistica. Hanno pensato a tutto: a come svolgere le scene in sicurezza, a come assicurarlo alla croce in modo sicuro e delicato. Lui è stato felicissimo, lo ha mostrato durante le prove e questa gioia si è ripetuta alla via Crucis».
“Abbiamo voluto che fosse Pietro Paolo ad impersonare Gesù – dicono i giovani organizzatori – non solo perché la sua condizione di disabile lo avvicina a Cristo sofferente, ma soprattutto perché con il suo sorriso ci insegna a portare con gioia il peso delle fatiche. Infatti è stata la Via Crucis più realistica in 26 anni di storia: dopo la fatica reale nel portare la croce e il disagio per il freddo e per le scene della crocefissione, il nostro Gesù è esploso di gioia nella scena della resurrezione con un entusiasmo incontenibile che ha travolto tutti rendendo concreta e reale la gioia che porta Cristo Risorto.” 

È stata la conclusione ideale di un percorso che, stazione dopo stazione, ha accompagnato tutti i presenti a riflettere su un fenomeno del nostro tempo: la pressione sociale. Un tema che i giovani hanno voluto portare all’attenzione per evidenziare come spesso, dietro a situazioni di sofferenza, cattive abitudini ed eventi tragici, ci sia il sentirsi inadeguati rispetto a modelli, stili di vita, aspettative che gli altri o la società in generale impongono.  

“La pressione sociale – hanno affermato – è una vera gabbia, dalla quale è difficile affrancarsi. Ridurre il percorso personale di ciascun individuo a un modello che deve essere perseguito a tutti i costi è deleterio e sbagliato. E allora ci siamo chiesti: davvero noi vogliamo essere come la società ci vuole? Siamo in grado di cercare approvazione e allo stesso tempo continuare ad andare per la nostra strada? La società in cui viviamo è capace di capire che ognuno di noi sta combattendo una battaglia interiore? È consapevole della sofferenza che può provocare una parola, una frase o una domanda inutile al momento sbagliato? Potremo mai riuscire a cambiare i modi di pensare della società, che ci vuole sempre dettare i ritmi e i modi con cui affrontare le diverse realtà di vita, senza capire che ognuno di noi è nel proprio tempo?” 

Di fronte a queste realtà quale è la risposta? “Non cercare nell’approvazione degli altri ciò che ti rende vivo, non sei gli esami che ti mancano, non sei il lavoro che non c’è, non sei il tuo curriculum, non sei ciò che non hai, non sei come gli altri ti vogliono! Sei te stesso, sei la tua speranza ed il tuo coraggio, sei il mio sogno d’amore, sei il mio prodigio.” Con queste parole fatte rivolgere da Dio ad un giovane simbolo di tanti giovani hanno incoraggiato loro stessi e tutti i presenti.
In conclusione l’appello rivolto a tutti perché ciascuno si impegni a fare la propria parte rimuovendo atteggiamenti e parole che condizionano e lasciando che ciascuno si senta libero di costruirsi il proprio futuro seguendo i propri sogni e desideri. Liberi come il foglio bianco che hanno messo nelle mani di Gesù perché li aiuti a scoprire come fare della loro vita un capolavoro d’amore. 

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