Il Marghine raccontato attraverso lo sport

di Luca Contini

Si chiama “Storie di sport” il progetto che, con la firma del Centro servizi culturali di Macomer, si ripromette di raccontare col linguaggio del docu-film, le storie e le gesta, spesso incredibili, dello sport nel territorio del Marghine. Una serie di documentari per fissare in immagini e dialoghi uno degli aspetti della nostra vita comunitaria che, per le sue caratteristiche, meglio di altri racconta ciò che siamo e che siamo capaci di fare. “L’idea del progetto – spiega il direttore del Centro servizi culturali di Macomer Giancarlo Zoccheddu che col suo gruppo di lavoro sta costruendo l’iniziativa – è nata in pieno periodo di lockdown quando, a causa anche delle restrizioni alla mobilità personale, ci siamo tutti interrogati sull’importanza che hanno le attività sportive per la nostra vita di tutti i giorni. Ne è nata una riflessione su ciò che lo sport rappresenta per le nostre comunità e la volontà di ricostruire quello che ha rappresentato nel nostro passato”. Da qui l’idea di approfondire la storia delle diverse discipline sportive nel territorio del Marghine, e di come, anche quelle meno blasonate e impropriamente definite discipline minori, hanno inciso nella costruzione delle nostre comunità, nel far crescere associazioni e gruppi che nel tempo hanno segnato l’esistenza dei singoli e della collettività. “Lo sport – aggiunge Zoccheddu – è una potente metafora per spiegarci cosa vuol dire dare il meglio di sé e in questo senso il progetto, in queste sue prime fasi, ci sta già regalando enormi sorprese”. Scavare sulla vita delle associazioni sportive del territorio, sulle storie di vita di singoli sportivi, è stata una vera rivelazione che ha messo in luce vicende di per sé fuori dall’ordinario e spesso sconosciute, ma che meritano di tornare alla luce per spiegarci cosa siamo stati. Storie come quella del macomerese che nel 1954 gareggiò in Formula 1 e che fa parte di una più ampia storia dell’Automobilismo locale che vantava in città e nel territorio numerosi atleti e appassionati. O come quella di Luciano Frau, ginnasta bortigalese, che ottenne eccellenti risultati in una disciplina come la ginnastica artistica, unica per difficoltà, e che divenne letteralmente famoso nella città di Savona nella quale fondò una sua palestra e dove ancora ricordano il suo impegno di sportivo con affetto e riconoscenza. “La prima storia che racconteremo e su cui già stiamo lavorando – ci dice Roberta Balestrucci che coordina il progetto – è quella però della squadra di basket femminile delle Pleiadi che, nata a Macomer grazie all’impegno delle suore di Maria Ausiliatrice, entrò a tutti gli effetti nella storia della pallacanestro isolana”. Una società sportiva nata dalla volontà di una suora e plasmata da un allenatore visionario che, con pochissimi mezzi, misero insieme un’esperienza che coniugava schemi rubati all’NBA e i principi pedagogici di Don Bosco, la voglia di sperimentarsi con realtà diverse e il desiderio di crescere insieme attraverso la bellezza della competizione e del sano agonismo. Ciascuna storia raccolta diventerà un film e il materiale a disposizione è talmente tanto e interessante che il progetto promette di svilupparsi per i prossimi anni. Un lungo viaggio, insomma, che parla di sport, degli uomini che lo hanno interpretato in epoche diverse, parla di fatica e di impegno, di vittorie e di sconfitte, di amicizie nate sul campo e sopravvissute anche fuori dalle competizioni. Un viaggio, insomma, che parla di noi, del nostro passato, ma anche di quello che è il nostro presente e potrà essere il nostro futuro.

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